mercoledì, aprile 25, 2007

«Raffaele l'aveva guardato, poi si era girato verso l'ultima striscia d'azzurro porcellanoso del cielo: c'era anche una bava di nubi. Cosí scosse la testa come per dire che non era poi un gran divertimento».

Ho cominciato Dura madre di Fois e subito nelle prime righe ho trovato: «l’ultima striscia d’azzurro porcellanoso». Massima libertà dell’autore, ognuno è libero di scrivere quello che gli pare, nel rispetto però di un immaginario condiviso. Dico «porcellanoso» e mi viene a grufolar tra le gambe un porcello/lanoso rosa, due quintali di verro adulto, per metà ricoperto dal fango, uno di quelli che si avvistano sempre a Linea/Mela verde, il classico maiale inconsapevole del suo destino da insaccato, non un cielo azzurro.

Per evocare la porcellana devi dire porcellana, non usare un termine desueto che il dizionario Treccani definisce: «agg, non com. - che ha l’aspetto vetroso e lucido della porcellana».

E lascio perdere la «bava di nubi»...

P.s. E Pischedda, dov'era Pischedda?

2 commenti:

alessia ha detto...

Ovviamente era impegnato a rompere le p...e a noi.

susy ha detto...

Censuri i francesismi di bassa lega?
Ma se ogni docente continua a elencarci tutti i termini che non dobbiamo usare perché fanno schifo, ci resterà qualche parola da utilizzare per esprimerci in italiano?
Comunque "porcellanoso" è davvero impressionante...