Siccome la dromomania è una tentazione troppo forte per chi, come me, cammina e cammina, non vede l’ora di trovarselo davanti il lupo cattivo – anche solo per passare oltre, ça va sans dire –, stamattina quella caccola di città che attualmente ha l’onore di ospitarmi, me la sono girata e rigirata in lungo e in largo. Frotte di adolescenti fanno comunella intorno alle fontane, spaparanzati sull’asfalto e vestiti tutti uguali, stessa vita bassa, stessa colite malcelata da enormi D&G d’ottone stampigliate sulla patta dei pantaloni, sembrano tanti piccioni che tubano felici e vien voglia di lanciare loro una generosa manciata di grano, qualche briciola di pane, per vederli zompare allegramente e sbattere le ali, ma un passeggino sfrontato mi fa lo sgambetto, cade una borsetta contenente il biberon e forse anche il succhiotto, il padre mi guarda in cagnesco, la moglie si ferma a braccia conserte, sbuffa come un toro scatenato, e in preda all’isterismo più conclamato mi fa: “aspetto solo che me la raccolga”, e io? alzo il sopracciglio sinistro e mi volto lasciandomi dietro uno stanco: “neanche se fosse una Louis Vuitton, signora”, quelle quattro ruote si impossessano del suolo pubblico, mi frantumano le babbucce e devo pure chiedere scusa? Mai! Il familismo di oggi, oggi, può andare a quel paese; e se sapessero quelle adorabili famigliole, quei mostri a due, tre, quattro teste, che sto preparando insieme al mio inclito gruppo di sole donne un favoloso progetto peressoniano per pargoletti taglia 0-5… il sopracciglio sconfina vittorioso in un risolino degno di Erode...
E tra un gelato variegato all’amarena e una sosta al panificio, mi fermo in libreria; il mio senso del dovere mi orienta verso il reparto juniores e ai miei occhi appare un’altra famigliola felice: lui tiene in braccio un bimbo, che mi guarda con due occhi neri, pellucidi, ditino in bocca, un frugoletto intelligente e spavaldo, che scalcia giustamente mentre il padre armeggia libracci di sociologia; la moglie si occupa della piccola, un candore da fare invidia al mulino bianco, le chiede che libro vuole, lei ne vuole uno grande e grosso, patinato e sbrelluccicoso, la madre insiste per comprargliene uno piccolo e grigio, “dai amore, questo è più bello, più interessante, vedrai come ci divertiamo”, “no!,” dice lei, “no! No! E NO!!! Questo, voglio”, e si mette a frignare. Sto per svenire dalla tenerezza, una lagrima sta per bulinare la mia pallida gota sinistra, la sento, ma ecco l’imprevisto narrativo: a denti stretti, la madre sventurata rispose: “Che stronza che sei!”… la mia bocca e quella della piccola restano schiuse a mezz’aria mezzo minuto, incredule. Ma stronza sarai tu! che ti pari il culo con dei Versace da 200 euro e fai i capricci per un libro illustrato da 20. Per fortuna il padre si avvicina conciliante e tira fuori il vero asso nella manica, la magica carta di credito, ma non mi sfugge lo sguardo consapevole dei piccoli che ancorati ai loro genitori non mi hanno mai perso di vista: questo occhiolino è per voi, miei valorosi eroi. (Ecco che Erode mostra il suo vero volto: quello di Biancaneve).
Il resto sono strade e viottoli di conformismo, vicoli ciechi come romanzi non riusciti, vetrine colorate e sentimentalismo a gogò, uno sbaciucchio continuo e nessuno che si gira a rimirarmi, diamine. Ma sono contento perché la strada che mi riporta a casa, quella, non è mai la stessa e chissà quanti fuori programma mi attendono, voltato l’angolo...
Il resto sono strade e viottoli di conformismo, vicoli ciechi come romanzi non riusciti, vetrine colorate e sentimentalismo a gogò, uno sbaciucchio continuo e nessuno che si gira a rimirarmi, diamine. Ma sono contento perché la strada che mi riporta a casa, quella, non è mai la stessa e chissà quanti fuori programma mi attendono, voltato l’angolo...
A lunedì (forse...)
6 commenti:
la riconosco: hai chiaramente avuto un'esperienza di quasi vita.
La prima volta che ho cominciato a leggere mi ero fermato subito, "dromomania", niente da fare, troppo difficile...poi stamattina ho proseguito risoluto e sono arrivato in fondo. Dì la verità, che il libro al bambino altrimenti glielo avresti comprato tu..:)
Di più, gliene avrei scritto uno io!
Quanto all’“esperienza di quasi vita” a cui sarei andato incontro, chissà, forse hai ragione tu, ma, soprattutto, trattasi di bazzecola narrativa, seppur modesta, e non di una pagina di diario, e come tale dice più della quasi vita degli altri che della quasi vita mia. Non so se mi spiego… ho un po’ di male al capo, vado a rinfrescarmi le idee. Ciao ciao
Non riesco a trovare un aggettivo degno per commentare le tue scelte lessicali, comunque... foooooorte!
grassie chérie! :)
E'il nostro capo, ricordatevelo!!!
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